L’intervista a Irene Sallemi, TERZO UFFICIALE DI MACCHINA CARNIVAL CRUISE LINE

Irene Sallemi, concentrato di energia e calore di 26 anni tutto made in Italy come la sua affascinante e piccola Scoglitti in provincia di Ragusa. Attratta fin da piccola dalla complicata vita di mare, durante la sua adolescenza coglie un opportunità e decide di dare seguito alla sua passione, il mare, le navi e la vita da marittimo.

Cambio di scuola, cambio di amicizie solo per seguire la sua passione che la porterà in poco tempo a bordo delle fun ships in giro per il mondo, sempre con il sorriso stampato in volto.

Dai banchi di scuola alle grandi control room del colosso delle crociere Carnival, perché hai scelto la scuola superiore Nautica ed al terzo anno l’indirizzo “Macchine”? Raccontaci un poco la motivazione della tua scelta ed il tuo obiettivo di quando eri a scuola?

In realtà da piccola sognavo una vita differente rispetto a quella di oggi, come molte bambine ambivo a diventare una maestra, una ballerina, tuttavia crescendo ero sempre più affascinata ed attratta dalla carriera marittima, la stessa che mio padre, cui sono molto legata ha sempre inseguito.

I racconti della sua esperienza durante la leva obbligatoria con la divisa della Marina Militare a Taranto hanno aumentato in me la volontà di inseguire quello che era un suo obiettivo, per quanto avesse voluto proseguire quella carriera, motivi familiari lo hanno costretto a tornare in Sicilia per dedicarsi alla sua famiglia.

Anche i racconti materni sulla lunga carriera di mio nonno, ben 46 anni come nostromo hanno avuto il loro fascino. Con queste premesse, all’età di 15 anni ero molto curiosa e desiderosa di documentarmi, informarmi per scoprire come fosse la vita lavorativa in mare.

Iscritta presso il liceo psicopedagogico, nonostante andassi bene a scuola, maturava in me la convinzione che questo percorso di studi non era quello desiderato, non appena a casa non vedevo l’ora di mettermi al computer per guardare su YouTube documentari sulla costruzione delle navi, sull’attività degli Ufficiali e di tutto l’equipaggio ed in generale sulla vita in mare.

Di questa mia passione non ne parlai con nessuno, nemmeno con i miei genitori. L’istituto Nautico più vicino distava circa un’ora dal mio paese e purtroppo gli autobus di linea non hanno degli orari “comodi” questo fattore mi ha frenato molto, tuttavia quando alla fine del terzo anno di liceo venni a conoscenza di un bus privato, decisi di cambiare  scuola,  lo comunicai ai miei genitori i quali  accolsero con felicità questa mia scelta.

Ero un poco titubante, iniziare un percorso di studi al terzo anno non è per niente semplice ma grazie al sostegno dei miei genitori i quali mi hanno sempre incoraggiata su tutto ero più tranquilla di intraprendere questo nuovo percorso di studi. Ho scelto l’indirizzo “macchine” poichè sempre affascinata dalla meccanica, da piccola anziché giocare con le bambole talvolta mi divertivo con gli attrezzi di papà in garage.

Ovviamente l’indirizzo “Macchine” consiste per lo più nello studio di materie tecniche, il liceo è completamente diverso,  non è stato semplice ma ho avuto dei professori e dei compagni di classe eccezionali, ho dei bellissimi ricordi del Nautico “Giorgio La Pira” di Pozzallo.

Con molto impegno da parte mia, ho raggiunto la maturità nautica nel 2013, dopo più di un anno arriva il primo colloquio di lavoro con Carnival Cruise Line ed infine dopo 3 mesi, semaforo verde a tutti quei corsi che precedono l’imbarco.

Il ricordo del primo giorno d’imbarco a bordo, come è andata? Quali sensazioni, emozioni, ricordi?

Il mio primo imbarco da Allieva  Ufficiale di Macchina risale a novembre 2014, avevo solo 20 anni, sono imbarcata nel porto americano di Port Canaveral in Florida.

Ero carica di adrenalina e voglia di imparare. Inizialmente la mancanza di casa non l’ho patita perché ogni giorno ero impegnata ad imparare sempre qualcosa di nuovo ed il tempo a bordo è letteralmente volato, tanto da richiedere due mesi in più, complessivamente rimasi ben 6 mesi a bordo.

Ho tanti bei ricordi del mio primo imbarco, ho lavorato con colleghi provenienti da diverse parti del mondo e tutto ciò mi ha aiutata innanzitutto ad imparare più velocemente la lingua inglese oltre ad arricchirmi come persona, è bello conoscere e confrontarsi con altre culture, di questo ne sarò sempre grata alla compagnia per la quale lavoro.

Essere una donna e lavorare in un ambiente prettamente maschile di suo come quello marittimo, ed in particolare nella sezione “Macchine”, ti ha mai creato problemi con i colleghi uomini? Come ti hanno accolto, come è stato e come è il tuo rapporto con i colleghi?

Essere donna e lavorare in un campo prettamente maschile non è per niente semplice, nonostante siano passati 6 anni, ogni imbarco sembra sempre lo stesso perché c’è sempre qualcuno che non accetta una ragazza nel dipartimento macchine.

Devo sentire sempre delle battutine sessiste, ma col tempo ho imparato ad infischiarmene e a fare il mio lavoro, che è l’unica cosa che conta. La mia carriera è molto più importante di quello che possa pensare la gente.

La maggior parte dei miei colleghi mi ha sempre accolto bene, con alcuni di loro ho instaurato anche un rapporto di amicizia. Durante il mio primo imbarco ho trovato persone che mi hanno aiutato molto ad ambientarmi, spiegandomi parecchie cose sulla vita di bordo,  un ricordo meno carino è stato il modo in cui mi trattò un Direttore di macchina. Sosteneva che gli altri colleghi mi trattassero in modo diverso solo perché ero una ragazza.

Fu molto rigido nei miei confronti, ma questo suo modo di essere, mi ha insegnato tanto. L’unica cosa che non sopportavo era il fatto che mi sottovalutasse, controllava attentamente il mio lavoro in sala macchine, col tempo si accorse che questi atteggiamenti non mi demoralizzavano  e comprese che amavo fare il mio lavoro.

Con gli anni ho incontrato diversi Direttori e colleghi come lui, ma questo non mi ha mai frenato. Il mio ragazzo è anche lui un Ufficiale di macchina, mi ha sempre sostenuta e aiutato ad allontanare pensieri negativi quando ricevevo delle critiche per il fatto di essere una ragazza. Posso affermare che non è semplice, bisogna avere tanta forza di volontà per continuare.

Secondo la tua personale esperienza, per una donna lavorare su di una nave e nella sezione Macchine è più difficile rispetto ai colleghi uomini?

Lavorare in sala macchine è già impegnativo per un uomo e devo ammettere che lo è anche per una donna. Fisicamente e mentalmente, col passare dei mesi è davvero tosta,  ma la passione per questo lavoro  porta a dimenticare gli sforzi fatti durante i mesi trascorsi a bordo.

Giornata tipo di lavoro a bordo? Dalla sveglia al pigiama, raccontaci tutto

Essendo Terzo Ufficiale di Macchina, devo tenere la guardia in sala macchina. La guardia consiste nello svolgere 8 ore al giorno (4 ore diurne e 4 ore serali) di guardia più le ore di straordinario che ci permettono di effettuare le manutenzioni agli impianti ecc..

Dopo la guardia, spesso per stanchezza preferisco fare una doccia e andare a dormire ma quando posso, cerco di dedicare un po’ di tempo anche al divertimento visitando i meravigliosi porti di scalo come quelli caraibici, le Bahamas e tante altre paradisiache isolette.

La sera invece, quando posso, mi godo un po’ la nave, ovviamente la zona dei passeggeri. Spesso però, mi accontento anche solo di 5 minuti per guardare il mare e rigenerare la mente prima di tornare in cabina. So bene che non dedico molto tempo al tempo libero...

Il ricordo di un episodio più simpatico ed uno antipatico nella tua carriera?

L’episodio più simpatico è quando sono stata scelta come Leader del mese, era gennaio 2018. Ogni mese il capo di ogni singolo dipartimento di bordo, nomina uno o più membri dell’equipaggio e poi il giorno della premiazione ne viene scelto soltanto uno, ritenuto “il migliore del mese”, è stata una bella soddisfazione. L’episodio più antipatico è stato litigare con un collega per motivi di lavoro, succede un po’ a tutti.

La nave oltre ad essere il tuo luogo di lavoro è anche la tua casa, nel tempo libero cosa ti piace fare? Come trascorri i momenti di relax?

Come dicevo in precedenza, ahimè non trascorro molto tempo in giro per la nave, ma quando posso cerco di rilassarmi andando in palestra, oppure semplicemente facendo una passeggiata sui vari ponti  prendendo una boccata d’aria fresca e guardando il mare ovviamente, che è la mia unica fonte di energia.

Cosa ti manca di più a bordo durante il periodo di imbarco?

Quando sono a bordo, mi manca molto la mia famiglia, soprattutto i miei genitori con cui ho un rapporto stupendo. Mi mancano i piatti cucinati da mamma,  infatti circa un mese prima dal mio sbarco, mi chiede cosa voglia trovare una volta che sarò tornata a casa, dall’ antipasto al dolce.

Poi mi manca anche quella tranquillità e spensieratezza che mi regala il mio piccolo paesino, tutto questo mi aiuta molto a scrollarmi di dosso lo stress accumulato nei mesi trascorsi a bordo.

Come hai vissuto il periodo di stop alle crociere? Che effetto di ti ha fatto vedere le navi ferme e senza passeggeri? Durante lo stop eri a bordo? Raccontaci della tua esperienza durante il coronavirus

Sono arrivata a bordo a fine febbraio 2020, dopo qualche giorno in Italia è iniziato il lockdown e di seguito anche in America, dove si trovava la nave.

A metà marzo, tutti i passeggeri di ogni singola nave da crociera sono sbarcati e quando mi ritrovai a girare per la nave, ammetto che mi è venuta la pelle d’oca.

Non ero abituata a vedere i ponti con le luci spente, senza musica che rallegrava e rendeva tutto così magico l’ambiente che solo una nave da crociera può regalare, tuttavia ciò che mi ha fatto davvero impressione, è stata la mancanza della gente che si divertiva.

A tutto questo dobbiamo aggiungere che dall’America siamo andati in Asia per rimpatriare l’equipaggio proveniente da quelle zone del mondo. Quest’ultimi dovevano pure lasciare la nave perché si occupavano dei passeggeri, mi riferisco a coloro che si occupano delle pulizie delle cabine, camerieri, personale dello Spa e della palestra ecc…

Ovviamente è stata una scelta causata dalla chiusura degli aeroporti, non c’erano coincidenze aeree. Per compiere questo viaggio, ci sono voluti ben 2 mesi e posso dire che è stato uno dei periodi più brutti che io abbia mai vissuto a bordo perché c’erano problemi di satellite e non ho avuto modo di restare in contatto, nemmeno tramite un messaggio con la mia famiglia.

Eravamo completamente fuori dal mondo, lontani da ogni tipo di notizia. È stata dura ma ne faccio tesoro sempre, come ogni cosa.

Cosa ti manca di più della vita di bordo in questo momento di stop?

Sicuramente mi manca la certezza di poter tornare al lavoro. In questo periodo mi sto rilassando godendomi casa e la mia famiglia ma al tempo stesso mi chiedo spesso semmai finirà tutto questo perché mi manca davvero la “normalità”, se così si può definire…

Prospettive per il futuro? Nel 2030 dove sarà Irene?

In tutta onestà, questo doveva essere il periodo in cui avrei voluto dedicarmi allo studio per poter prendere la patente da Primo ufficiale di macchina, la pandemia ha rallentato tutto perché oltre al fatto di avere delle incertezze sulle sedute di esame, ho pensato che sarebbe stato un po’ rischioso spostarsi e stare a contatto con altra gente, ma come diciamo in Sicilia “ ogni impedimento è un giovamento” quindi penso positivo e spero che tutto questo finirà presto.

Nel 2030, bella domanda! Sicuramente al momento penso alla mia carriera, ad andare avanti e migliorarmi professionalmente,  il mio obiettivo rimane sempre la famiglia.

Sogno di avere dei bambini un domani ma al tempo stesso mi piacerebbe continuare a dedicarmi a quello che ho sempre amato fare, quindi un domani si vedrà se riuscirò a far coincidere entrambe le cose ma la priorità, ovviamente, è la famiglia.

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