Vogliono demolire la "Franca C"

Sul SecoloXIX è apparso l’intervento di Piero Buatier de Mongeot, capitano di lungo corso, che ha comandato le principali navi della flotta Costa, fra cui la “Franca C” e la “Eugenio C”.
Leggete, perchè è molto interessante.

Da un sito Internet di aficionados di navi e crociere, ho appreso che la motonave “Doulos” è stata decommissioned, vale a dire “pensionata”. Per le navi il pensionamento significa, a breve termine, la demolizione. Questa notizia mi ha rattristato. La nave, che portava allora il nome di “Franca C.”, è stata il mio primo comando e il teatro di eventi importanti della mia vita in mare. Ma è soprattutto la più antica nave da crociera del mondo, un pezzo di storia viaggiante, e non può morire così.
Era il giugno del 1960 quando salii a bordo da comandante nel porto di Odessa. A novembre, la nave attraversava l’Atlantico e metteva base a Port Everglades in Florida per conquistare il mercato statunitense. Anche questo fu un evento pionieristico.
La piccola nave conquistò gli americani di tutti gli Stati dell’Unione. Visitava le splendide Isole Caraibiche, allora incontaminate, dalla corona delle Piccole Antille alle grandi Isole di Giamaica, Hispaniola, Portorico.
Fu la prima nave a portare passeggeri all’affascinante e caotica Haiti governata allora dal truce dittatore Papa Doc. Ricordo lo scricchiolante pontile di legno che poteva ospitare solo la piccola “Franca”. Era talmente precario, che pareva poter essere sradicato dalla forza dei cavi e trascinato via.
La turba di ragazzini nudi attendeva il getto delle monete. Come la nave lentamente attraccava, cantavano le strofe di una canzone allora ben nota: “You are my sunshine, my only sunshine…”. Ripescavano le monete e le mostravano con orgoglio.
Quell’anno la “Franca” dovette farsi strada attraverso la Flotta da guerra americana schierata all’imbocco del Canale di Cuba per impedire il passaggio ai cargo sovietici che portavano missili alla Cuba di Castro. Fecero marcia indietro i cargo, evitando il rischio imminente di un conflitto.
Imbarcai ancora sulla “Franca” a fine agosto del 1963 e vi rimasi fino al maggio del 1964. Fu un imbarco importante. Conobbi Mariapia, che doveva diventare mia moglie nel settembre di quello stesso anno.
La “Franca” continuò per anni ancora la sua routine europeo-americana fino a che, nel 1977, non fu ceduta alla O. M. Ships, nota altresì come Gute Bücher für Alle, un gruppo protestante che la adibì per anni a viaggi in tutto il globo a fini di carità, cultura ed evangelizzazione. Era diventata altresì la più grande libreria viaggiante del mondo. Fu ribattezzata “Doulos” (Servitore) e dal 1977 al 2009 scalò in 600 porti.
Rividi la “mia” nave in occasione di una sua sosta genovese nel 2004. Prima di salire a bordo, rimasi a contemplare il suo antico scafo dalle lamiere chiodate. La commozione fu grande. Ricordo che, in quel pomeriggio estivo, rimasi a lungo appoggiato al “capodibanda” sulla aletta di sinistra del ponte di comando, come facevo, durante le manovre, quarant’anni prima. Guardavo a poppa dov’era, allora, il grande ponte della piscina trasformato in una immensa libreria coperta. E, più in là, all’asta della bandiera che ospitava, in quei tempi, il tricolore.
Entrai nell’angusto spazio del ponte di comando calpestando l’antico tavolato in tek. Accarezzai l’ottone scintillante della centenaria bussola magnetica e mi affacciai a uno dei quattro finestrini che guardano alla prora e all’orizzonte senza invidia per lo smisurato spazio dedicato al ponte sulle moderne ammiraglie.
Vidi ancora la “Doulos” nell’estate del 2006. Era in rada alla Spezia. Mi accontentai di guardarla da lontano.
Novantacinque anni. La nave è ora a Singapore. Teme che si compia la conclusione della sua vita in mare. La “Franca” non può essere demolita lamiera dopo lamiera. E trasformata in anonimi oggetti di ferro. È registrata nel Guinness Book of Records come la più antica nave da passeggeri ancora attiva. Come altre navi storiche, la “Queen Mary” a Long Beach, la “Queen Elizabeth” a Port Everglades, deve rimanere ormeggiata, per sempre, in una banchina del mondo.
A perenne memoria di un mito.
PIERRE BUATIER DE MONGEOT