Intervista a Laura Caterina Seu ASSISTENTE COMMISSARIO DI BORDO “MOBY”

Laura Caterina Seu, 30 anni, Assistente Commissario di bordo Moby Lines. Mediterranea  doc con un segno particolare, occhi eterocromatici (colore diverso), uno marrone e uno castano-verde. Eterocromatica come le navi dove lavora ed anche nel carattere, determinata, diretta, orgogliosa, testarda, per niente accomodante ma in fondo sensibile.

Nata in Liguria, tuttavia nel suo DNA  troviamo 100% geni sardi, gli stessi dei genitori, cresciuta a Bottidda (SS) oggi è di casa presso Murta Maria (Olbia), famosa per le bellissime spiagge e l’incantevole colore del mare.

Come è iniziata la tua carriera? Dagli studi alle navi traghetto, raccontaci del tuo percorso?

Diciamo che la mia carriera è iniziata meravigliosamente per caso! Durante l’adolescenza non avevo mai preso in considerazione l’ipotesi di una vita in mare, avevo altri progetti per il mio futuro e scelsi di fare il Liceo Scientifico. Il mio obiettivo era uno: arruolarmi nei carabinieri come mio padre.

Questa strada si rivelò più dura del previsto,  ai concorsi venivo sempre scartata a causa della mia “bassa” statura che, ai tempi, era requisito d’accesso fondamentale.

Con non poco dispiacere me ne feci una ragione, ma in cuor mio non mi rassegnai mai del tutto, ero convinta che prima o poi avrei indossato una divisa e non sarebbe più importato il corpo o il grado, ma ce l’avrei fatta perché ho sempre creduto fermamente nei valori che essa rappresenta.

Presi la decisione di iscrivermi all’università e contemporaneamente lavorare, per essere economicamente indipendente. Scelsi Economia e Management del Turismo, presso il Polo Universitario di Olbia.

La “svolta” avvenne quando, una sera,  incontrai casualmente una mia cara amica e collega di Università con la quale mi confrontai sui progetti futuri (mi ero laureata pochi mesi prima). Mi domandò se avessi mai pensato di lavorare a bordo delle navi e mi face l’esempio di un nostro collega di Università, oggi Commissario di bordo. Dopo quella conversazione tornai a casa e iniziai a pensare:

“E se fosse pure la mia strada? Metterebbe insieme l’amore per la divisa con i miei studi universitari, sarebbe perfetto”. I giorni successivi mandai vari curriculum. Venni contattata dalla Moby e mi venne offerta la possibilità di fare uno stage a bordo.

Fu un’esperienza bellissima, trascorsi una settimana intensa, ricca di nozioni e insegnamenti da parte del Commissario e dall’Assistente e capii sin da subito che avrei voluto che quella diventasse la mia professione.

Dopo poco più di un mese venni contattata per il colloquio. Andai a farlo e pensavo fosse andato male, feci il viaggio di rientro a casa col magone. Il giorno dopo, invece, ricevetti la telefonata che mi cambiò la vita.

Finalmente ce l’avevo fatta, ero stata presa. Iniziai a piangere dalla felicità. Ad oggi sono convinta che il mio destino fosse questo e che tutti i sacrifici fatti negli anni siano stati ampiamente ripagati. Ma in fondo si sa: dopo la salita la vista è meravigliosa e la mia, dalla nave, è davvero spettacolare!

Il primo giorno di lavoro a bordo, quali sensazioni, ricordi?

Era il 24 Luglio 2020, mi trovavo nel porto di Livorno e attendevo l’arrivo della mia prima nave, la Moby Zazà. Ero emozionatissima! Ero al telefono con mia mamma quando alzai lo sguardo e vidi in lontananza la mia nave arrivare, ne seguii tutta la manovra in porto.

Salita a bordo conobbi subito il mio Commissario che si dimostrò sin da subito gentilissimo nei miei confronti. Mi accompagnò nella mia cabina a lasciare i bagagli, mi presentò il Comandante della nave, tutti gli altri ufficiali e gran parte dell’equipaggio.

Andammo poi in quella che sarebbe stata la mia principale postazione lavorativa: l’ufficio informazioni. Successivamente facemmo un giro della nave e visitammo insieme i vari locali che ne fanno parte. Tornai in cabina, sistemai le mie cose, mi misi la divisa, mi guardai allo specchio ed esclamai: ”Ma sono veramente io?” e mi commossi molto.

Uscii dalla mia cabina e pensai: “riuscirò a non perdermi?” e ci riuscii. Più giravo per la nave più mi rendevo conto che non avevo nessuna difficoltà di orientamento e che anzi, ero totalmente a mio agio in quell’ambiente così grande ma così familiare pur non essendoci mai stata.

Essendo partita in piena Pandemia, l’unica “emozione negativa” era data dalla preoccupazione legata al problema Covid e alla massima attenzione che ci sarebbe voluta per non correre rischi. Fortunatamente, seguendo tutte le regole senza distrazione, è sempre andato tutto benissimo.

Raccontaci in cosa consiste il tuo lavoro a bordo

Il lavoro dell’Assistente Commissario di bordo ruota attorno al settore alberghiero della nave. Ci occupiamo principalmente dell’ufficio informazioni (Reception) e dei passeggeri: ne pianifichiamo la sistemazione prima dell’imbarco, li accogliamo al loro arrivo, gli forniamo assistenza, gli indichiamo la cabina assegnatagli e gli consegniamo la relativa chiave, gli comunichiamo il numero di poltrona qualora avessero scelto questa tipologia di sistemazione, gli forniamo le indicazioni necessarie per raggiungere le cabine, la sala poltrone e i vari locali della nave (ristorante, self service, bar, area bimbi, ecc).

L’ufficio non rimane mai “scoperto”, è sempre sorvegliato da un assistente o dal collega notturno, durante la notte appunto. Questo per garantire al passeggero che ha scelto di viaggiare con noi una totale attenzione alle esigenze che ha palesato al suo arrivo ma che potrebbero presentarsi in qualunque momento del viaggio.

Il nostro obiettivo principale è quello di accontentare il cliente e fargli trascorrere una piacevolissima traversata.  Oltre che allo stretto rapporto con il passeggero appena descritto, l’Assistente è tenuto a svolgere anche un lavoro d’ufficio e ad assistere il Commissario nell’espletamento delle sue funzioni, alleggerendone, ove possibile, la mole di lavoro.

Insomma, è un lavoro molto dinamico che, per essere svolto al meglio, richiede velocità di ragionamento e di risoluzione dei problemi, dedizione, passione, tanta pazienza, gentilezza ed empatia!

La tua giornata tipo a bordo? Dalla sveglia al pigiama..

La giornata inizia sempre con la sveglia che suona molto presto! Mi preparo, bevo il primo caffè della giornata e via, si inizia! Mi dirigo in ufficio dove incontro il notturno, col quale mi confronto sui fatti accaduti nella notte e il quale mi lascia le consegne, qualora ce ne fossero.

D’inverno, di primo mattino inizia lo sbarco dei passeggeri, in estate può accadere che subito dopo inizi l’imbarco dei nuovi passeggeri, se prevista la corsa diurna. Questo aspetto varia in base alla nave in cui ci si trova e al periodo dell’anno.

Nel periodo estivo, infatti, è chiaramente tutto più movimentato, i passeggeri aumentano, le corse pure ed è proprio per questo che è previsto un secondo Assistente con cui lavorare in coppia. Si lavora tutta la mattina in ufficio e si inizia a preparare l’imbarco serale.

Ci si confronta sempre col Primo Cameriere e col personale di camera, il vero motore del settore: è grazie a loro che possiamo garantire l’ordine e la pulizia del nostro settore e assicurarci così la soddisfazione del cliente sotto questo aspetto, di rilevante importanza.

Trascorsa la mattinata si va a pranzo, poi si torna in ufficio a terminare tutte le consegne di lavoro e poi ci si può riposare qualche ora. Dopo il riposo si torna ufficio, dove tutto deve essere pronto ed ultimato per l’arrivo dei passeggeri e si inizia l’imbarco. Concluso l’imbarco e svolti i compiti riguardanti il post imbarco, si lasciano le consegne al collega notturno, ci si assicura che sia tutto a posto, e si può andare a dormire.

Come trascorri il tempo libero a bordo?

Durante il tempo libero a bordo mi occupo di diverse cose, prima fra tutte telefono la mia famiglia e le mie amiche. Cerco nel mio piccolo di essere sempre presente,  anche da lontano.

Ovviamente la sfera privata per chi decide di navigare un po’ ne risente, si sta tanto tempo lontani da casa, quindi è indispensabile farsi sentire con chi si vuol bene almeno quando è possibile per sopperire alla mancata presenza fisica.

Oltre a questo, giro per la nave che mi piace esplorare e conoscere a 360 gradi, guardo qualche film, studio, leggo, prendo aria nei ponti esterni della nave, ammiro i paesaggi incantevoli che il mare offre e, infine, mi riposo.

Quale, il momento speciale della vita di bordo che hai nel cuore?

Momenti speciali ne ho vissuto tantissimi, ma questo è semplice per chi, come me, sa apprezzare la bellezza delle piccole cose. Albe, tramonti, disegni dei piccoli passeggeri, incontri casuali con conoscenti, quali un mio ex professore universitario o il mio precedente datore di lavoro, ma anche complimenti per la mia gentilezza e simpatia.

In particolare, però, conservo un ricordo legato a un frate. Ero nella mia seconda nave, Moby Vincent, in direzione Bastia.

Fui incuriosita da questo frate che chiacchierava con un mio collega e, sorseggiando un caffè, parlava di Fede. Mi avvicinai e gli chiesi come procedeva il viaggio e se avesse bisogno di qualcosa, mi rispose che andava tutto a meraviglia, mi ringraziò e mi fece una semplice domanda guardandomi negli occhi: “Tu sei credente?” io risposi solo: “si, molto”.

Tirò fuori dalla tasca una semplice medaglietta della Madonna, me la regalò e mi disse che mi avrebbe  ricordato sempre nelle sue preghiere e che gli aveva fatto piacere conoscermi. Da quel giorno porto quella medaglietta sempre con me e la custodisco come il gioiello più prezioso che possiedo!

Quanto è difficile lavorare con la clientela sempre più esigente? La difficoltà ai tempi del Covid-19?

Penso che lavorare a contatto con i clienti in sé e per sé non sia affatto semplice, ma questo è ciò che sta alla base del nostro lavoro.

Avere come obiettivo quotidiano il raggiungimento della soddisfazione dei nostri ospiti non è certamente facile, richiede tanto impegno e duro lavoro da parte di tutti.

Per questo è necessario creare un ambiente lavorativo sereno, un team unito, compatto e determinato al raggiungimento del fine comune: la soddisfazione delle innumerevoli e diversificate esigenze dei passeggeri.

Credo che questa sia, insieme alla gentilezza, alla pazienza, alla disponibilità, al sorriso e alla capacità di capire una necessità ancor prima che ci venga palesata, la carta vincente per trasmettere sicurezza e professionalità alla clientela sempre più esigente e variegata che sale a bordo delle nostre navi.

Per quanto riguarda la problematica Covid, a bordo è assolutamente ben gestita: è stata introdotta la figura del care manager, vengono fatti in continuazione gli annunci per ricordare le regole da seguire, in ogni parte della nave si trovano i dispenser del gel igienizzante, ogni posto dove non è possibile accomodarsi viene segnalato dal foglio del distanziamento sociale ecc.

Ovviamente non manca qualche passeggero poco disciplinato e “scocciato” che viene immediatamente redarguito da chi di dovere.

Quando si pensa al “mondo nave” si pensa sempre a un ambiente prettamente maschile, secondo la tua personale esperienza, come è per una donna lavorare a bordo?

Sicuramente per affrontare questa vita bisogna essere donne coraggiose, con una forte personalità e una grande capacità di adattamento per  sapersi destreggiare al meglio tra le difficoltà che si presentano.

Personalmente penso che la presenza delle donne a bordo delle navi sia un valore aggiunto, soprattutto per la diversa emotività che le donne in quanto tali possiedono e che potrebbero rivelarsi molto utili in determinate circostanze che potrebbero crearsi sia con i passeggeri che con l’equipaggio.

Anche se spesso le donne vengono viste con un “occhio diverso” devo ammettere che non ho mai percepito questo genere di pregiudizio nei miei confronti, anzi, ho sempre ricevuto dai miei colleghi tanti complimenti per le mie qualità caratteriali e lavorative e li ringrazio di questo perché, in un ambiente così particolare, anche un semplice “brava!” vuol dire tanto e ti sprona a dare sempre il meglio e a voler dimostrare a tutti i costi che le donne valgono quanto gli uomini e che ciò che conta non è “il genere” ma il carattere e il potenziale di ognuno.

Cosa ti manca di più quando sei imbarcata? La prima cosa che fai non appena sbarchi?

Le cose che più mi mancano quando sono imbarcata sono le cose più semplici che a terra tendiamo a dare per scontate ma che, per chi naviga, non lo sono affatto: l’abbraccio di mamma e babbo, i pomeriggi con la mia nipotina, le chiacchierate sui progetti di vita con mio fratello e mia cognata, le confidenze davanti a un caffè o una pizza con le amiche, le melanzane ripiene di nonna, le carezze al mio cane e la tranquillità del paese dove sono cresciuta, Bottidda e di quello dove vivo attualmente, Murta Maria.

La prima cosa che faccio appena sbarco è recarmi nel porto più sicuro che io conosca: casa dei miei genitori. Ogni volta che rientro ho sempre tanto entusiasmo nel raccontargli tutto ciò che mi è successo e che di divertente ed emozionante ho vissuto.

Quale nave della flotta è la tua preferita e perché?

Escludendo la Moby Wonder  dove feci lo stage ma che non ho mai vissuto da Assistente, nella mia ancora breve esperienza ho navigato in tre navi della flotta: Moby Zazà, Moby Vincent e Moby Aki.

Le ho amate tutte e tre, per motivi diversi tra loro. Seppur nel mio cuore avrà sempre un posto speciale la prima, la Moby Zazà, per una motivazione puramente legata allo svolgimento del lavoro in senso stretto la mia preferita, ad oggi, è la Moby Aki.

Essendo la nave ammiraglia e avendoci navigato d’inverno come unica Assistente e, quindi, senza l’aiuto di un altro Assistente “più anziano” come accadde invece nell’imbarco estivo, mi ha consentito di mettermi veramente alla prova, potendo contare solo su me stessa, sulle mie potenzialità, sulle mie conoscenze e sulle competenze acquisite nel precedente imbarco, il primo. Per tutto quello che ho vissuto in questa nave mi piace definirla “la mia nave dalle mille emozioni”!

Dove sarà Laura tra 10 anni?

In mezzo al mare… ovviamente! Navigare per me è stata una scelta consapevole e presa in età adulta, per questo sono sicura che sia questa la carriera che voglio continuare, quella che mi fa sentire realizzata e che mi da tantissima soddisfazione sia lavorativa che personale.

Mi piacerebbe dirti che tra 10 anni sarò un eccellente commissario, ma questo non lo posso sapere! Posso dirti però che è sicuramente il mio obiettivo e che ci metterò tutto l’impegno, la determinazione, la passione, l’entusiasmo, l’umiltà e la voglia di apprendere il più possibile da tutti i commissari che incontrerò nel mio cammino, necessari per raggiungerlo!

CLICCA QUI PER (RI)LEGGERE LE NOSTRE INTERVISTE AI MARITTIMI