Avete mai visitato un relitto senza essere dei sub e senza andare in escursione in luoghi proibitivi?
A Stoccolma si può.
Il Vasa è un galeone svedese con una storia tragica e originale, di quelle che restano nella memoria dei secoli come eventi paradossali, quasi a sfiorare il mito.
E la storia inizia con un re, giovanissimo, che si trovò a capo del regno di Svezia: il suo nome era Gustavo II Adolfo, soprannominato il leone del Nord, aveva solo 17 anni quando salì al potere nel 1611.
Nel bel mezzo di sanguinose battaglie tra Danimarca, Svezia, Russia e Polonia, il re ordinò che venisse costruita una nave gigantesca e potentissima, il cui nome doveva essere Vasa, dall’omonimo casato che governava la Svezia all’epoca della costruzione del galeone.
Siamo nel 1626.
I lavori cominciarono, ma dopo l’impostazione della chiglia, il re venne a sapere di altre costruzioni simili realizzate dai nemici e impose che la sua fosse allungata in modo significativo. Doveva essere la più imponente, ad ogni costo.
Nel frattempo il mastro carpentiere si ammalò e morì lasciando il cantiere nelle mani ben poco esperte dei suoi apprendisti e dei suoi familiari; come se non bastasse, il re interferiva con insistenze e pressioni, pur non avendo alcuna conoscenza tecnica.
L’opera venne portata a termine in 3 anni con il lavoro di 400 operai ed era (ed è) davvero colossale: 69 metri di lunghezza, 52 di altezza, 12 di lunghezza. Per lo scafo furono abbattute 1000 querce. La sola poppa, alloggio degli ufficiali, s’innalza per 25 metri dal cassero ed è ornata da centinaia di sculture lignee dipinte.
Era la meglio equipaggiata e la più pesantemente armata dell’epoca (con ben 64 cannoni), ma era anche troppa lunga e troppo alta rispetto alla larghezza. Un aumento di stabilità fu ottenuto aumentando la zavorra, ma al prezzo di una maggiore immersione dello scafo.
Durante la prova di stabilità, i tecnici capirono perfettamente che il galeone non era in grado di reggere le oscillazioni, ma nessuno ebbe il coraggio di opporsi al re, che reclamava il Vasa in tempi brevissimi.
Fu dichiarata idonea alla navigazione.
Seguendo le tradizioni dell’epoca, per l’inaugurazione la nave venne adornata con ogni tipo di decoro possibile: le fiancate vennero abbellite con statue in legno dorate e colorate, sui ponti vennero issati palii e stendardi.
Furono portate a bordo tonnellate di quadri, arredi, vasellame, cristallerie, come precisamente voluto dal re, ma tutto questo causò un livello di immersione dello scafo pericolosamente vicino ai portelli dei cannoni.
Il 10 agosto 1628 il Vasa lasciò l’isoletta di Skeppsholmen, dove era ancorato e dove una grande folla stava assistendo all’evento di inaugurazione.
Dopo aver percorso meno di un miglio marino si inclinò con una folata di vento e iniziò a imbarcare acqua; in pochissimi minuti affondò provocando la morte di almeno 40 delle 130 persone a bordo e l’ira di Gustavo II Adolfo.
L’inchiesta per chiarire le responsabilità non portò ad alcun risultato e gli unici interventi effettuati sul relitto orami adagiato sul fondale fangoso, furono quelli di recupero dei cannoni.
Bisognerà attendere il 1956 e un ingegnere di nome Anders Franzen, perchè il Vasa venga cercato, sollevato e riportato in superficie. Venne allestito un laboratorio per la ricostruzione e riparazione del relitto, divenuto poi Museo Vasa nel 1990.
Visitandolo, si possono apprezzare gli oltre 26.000 manufatti ritrovati a bordo, che ricostruiscono anche una gran parte degli usi e costumi dell’epoca Seicentesca svedese. E la nave è decisamente imponente ancora oggi, uno dei tesori più straordinari conservato in Svezia.
Se passate per Stoccolma, una visita al Vasa è un consiglio spassionato da Pazzo per il Mare!